Forse è proprio l’aspartame l’elemento sintetico che meglio rappresenta il processo storico-tecnologico del sintetico. L’aspartame è il cibo sintetico necessario per un’Occidente che ha fatto della sovrapproduzione e del sovra-consumo la propria cifra distintiva a partire dal Dopoguerra. Solo l’aspartame può consentire di continuare a gustare il dolce che soddisfa la nostra oralità e di escludere al tempo stesso il “troppo” connesso all’assimilazione delle calorie che lo zucchero tradizionale porta con sé.
In altri termini, l’Occidente ha iniziato a consumare aspartame per poter continuare a consumare sempre maggiori quantità di cibo divenuto via via un prodotto industriale e sintetico.
Questo processo di sintesi conosce ora una ulteriore e forse definitiva tappa: la sintesi raggiunge la vita.
Il 5 agosto 2013 più di duecento giornalisti si accalcarono nei Riverside Studios di Londra. La folla, analoga a quella che si raduna per la presentazione degli ultimi smartphone o computer dei maggiori brand internazionali, non era però in attesa di un conglomerato prodigioso di silicio e vetro, bensì di un panino: un hamburger, per la precisione, non meno stupefacente dal punto di vista tecnologico.
Nel corso della presentazione alla stampa i due assaggiatori raccontarono che, a parte essere un po’ meno saporito di un tradizionale hamburger – cosa peraltro incidentale e superabile – il prodotto artificiale era in tutto e per tutto uguale agli hamburger tradizionali. La stampa rispose dando enorme rilievo al fatto e coniò una serie di epiteti per questo nuovo hamburger: in provetta, di laboratorio, coltivato, in vitro, prova di principio, senza crudeltà e persino il fantasioso ed evocativo Frankenburger.
Con lo sviluppo delle carni sintetiche ci troviamo alla soglia della nostra contemporaneità: la realtà sintetica ora si mostra in tutta la propria diffusiva problematicità. Non realizziamo solo cose sintetiche; anche la vita sembra essere divenuta un qualcosa a disposizione della tecnica, e con questa realizzabile in maniera sintetica e sinteticamente plasmabile per ottenere le proprietà o le quantità desiderate.
L’ultima frontiera del sintetico è la nostra stessa costituzione umana. Il prossimo capitolo cercherà di indagare proprio questa ultima frontiera della realtà sintetica: realizzare l’uomo sintetico.
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