Nei film di fantascienza sono state descritti sistemi di sorveglianza che possono osservare e controllare tutti. E se qualcosa del genere esistesse davvero? La tecnologia è già stata sviluppata: è quella del riconoscimento facciale, una tecnica di intelligenza artificiale che permette di verificare l’identità di una persona a partire dal suo volto. In Italia, per esempio, possiamo sperimentarla già negli aeroporti, ma in futuro potrà essere impiegata sempre di più in diversi contesti, dalla sorveglianza nelle strade ai sistemi di sicurezza dei pagamenti, allo shopping online. Eppure, tra le tante applicazione dell’AI, questa è una delle più contestate, soprattutto in Occidente (in Cina è già molto più diffusa). Perché gestisce un’informazione estremamente personale: la nostra faccia. Ma non è questo l’unico motivo. Gli utilizzi che ne sono stati fatti fino a oggi rivelano che è un sistema ancora non del tutto affidabile. Ha un difetto tipicamente umano: può capitare, infatti, che giudichi in base ad alcuni pregiudizi. E, proprio come un essere umano, fidandosi dei suoi pregiudizi, può sbagliare. Per capire questa inaspettata distorsione, una delle maggiori esperte in Italia di intelligenza artificiale, Emanuela Girardi, ci spiega come vengono "allenati" gli algoritmi nei data center che raccolgono informazioni sulle immagini.

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