In questa lezione ragioniamo sugli squilibri indotti dal crollo demografico conseguente alla peste e cerchiamo di interpretare la reazione che troviamo storicamente documentata nei diversi settori economici. Partiamo con l'agricoltura. Il prezzo del pane è diminuito, e questo ha ridimensionato le rendite della nobiltà feudale, proprietaria della terra. Le strategie per uscire dalla crisi spaziano dalla sperimentazione di nuove colture, in particolare quelle che, dopo una trasformazione, consentono di immettere sul mercato beni dall'alto valore, molto richiesti e apprezzati, come l'olio, il vino, la seta. Alcuni preferiscono convertire la campagna a pascolo per alimentare il settore della carne, quello lattiero-caseario e della lana. Si prova anche a aumentare la resa della terra attraverso il coinvolgimento dei contadini in una gestione più efficiente, da cui trarranno anche loro beneficio in virtù di una nuova forma contrattuale: la mezzadria.


In copertina: particolare dell'affresco del Buon governo, nel palazzo della signoria di Siena, in cui appare evidente l'effetto sul paesaggio delle nuove forme contrattuali della mezzadria.

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Lezioni di storia con Stefano D'Ambrosio

#343 - L'agricoltura dopo la peste

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