Gli albanesi godettero di molta considerazione a Venezia: primi “guardiani” dell’Adriatico e primo baluardo contro nemici invasori, lottarono strenuamente contro l’aggressione e lo strapotere degli ottomani di Costantinopoli, come sudditi fedelissimi e alleati della Serenissima. Vedove, orfani, clero, e quanti riuscirono a lasciare le terre massacrate dalla guerra, furono accolti in laguna, specie dopo l’estremo sacrificio della città di Scutari, che aveva superato l’assedio del 1474 anche grazie alle virtù eroiche del comandante Antonio Loredan, ma che dovette soccombere al durissimo assedio del 1478-1479. Giunti così a Venezia, i sopravvissuti albanesi vi si stanziarono, come testimonia la toponomastica: una Calle dei Albanesi si incontra a San Marco, girando a sinistra subito dopo Ponte della Paglia in Riva degli Schiavoni, e a San Polo. In questi luoghi ripresero le loro attività, consistenti prevalentemente nella tessitura e nella lavorazione di lane e panni vivacemente colorati con sgargianti pigmenti; ma per non inquinare le acque della laguna il più delle volte abitavano sui margini esterni della città, specie nei pressi della laguna nord.
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