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Gustav Klimt (1862-1918) fu il più importante pittore tra quelli attivi a cavallo fra XIX e XX secolo, oltre che il maggiore esponente pittorico del Simbolismo austriaco. Fondatore della Secessione viennese, che guidò fino al 1904, divenne l’artista più rappresentativo dell’intero movimento. Klimt sviluppò uno stile moderno, caratterizzato da bidimensionalità accentuata e tratti curvilinei, eleganti e sinuosi.

Costruì le proprie immagini combinando astrazione e naturalismo, elementi ornamentali e dettagli illusionistici, riuscendo sempre a mantenere un armonico equilibrio tra soggetto e decorazione. Le scene sono spesso esaltate dall’uso dell’oro, i cui effetti di forte astrazione simbolica negano ogni illusione di profondità e richiamano i preziosismi bizantini.

Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (Woman in Gold), 1907. Olio, argento e oro su tela, 1,38 x 1,38 m. New York, Neue Galerie.

Pittore di donne

Klimt fu un instancabile pittore di donne, che amò smodatamente anche nella vita. Si dice che nel suo atelier si circondasse di modelle nude anche quando non dipingeva. Delle donne, che fossero vestite con ampi abiti, eleganti cappelli e preziosi colli di pelliccia oppure completamente svestite, Klimt esaltò sempre la seducente femminilità.

Fu soprattutto nei suoi 3000 disegni che il pittore indagò i temi dell’eros, del piacere e della voluttà con spirito quasi voyeurstico. L’arte, secondo l’artista, doveva contribuire a scardinare i tabù. Per questo egli impregnò le proprie scene di un erotismo più o meno marcato, con esiti che all’epoca non esitarono a definire osceni. Ma Klimt rispose sempre alle critiche con atteggiamento irriverente, per esempio realizzando una caricatura di sé stesso con i genitali esposti.

Gustav Klimt in un ritratto fotografico.

In effetti, laddove alcune sue immagini di donne mostrate nude, con il sesso bene in evidenza, in posizioni inequivocabili, facilmente erano percepite e identificate come pornografiche (troppo simili alle fotografie erotiche dell’epoca), anche le sue figure più controllate e morigerate risultavano irresistibilmente seduttive. D’altro canto, almeno per la nostra sensibilità contemporanea, l’erotismo esplicito di Klimt non è mai osceno e pornografico, seppure spinto. Anche le pose più audaci delle sue modelle risultano intime e naturali.

Gustav Klimt, Giuditta, 1901. Olio su tela, 84 x 42 cm. Vienna, Österreichische Galerie.

Pesci d’oro

L’opera intitolata Pesci d’oro raffigura delle seduttive sirene che nuotano tra le onde impreziosite d’oro. Due sono viste di schiena e una, quella in primo piano, maliziosamente si volta e guarda lo spettatore, sorridente e ammiccante. Tra loro si insinua un grosso pesce dorato. Il formato alto e stretto della tela le obbliga a stringersi fra loro, in un intimo contatto.

L’atteggiamento di queste figure femminili completamente nude è senza dubbio provocatorio e sensuale; le bocche socchiuse, gli sguardi languidi e i lunghi capelli ondeggianti risultano espliciti richiami sessuali. Il dipinto, esposto alla tredicesima mostra della Secessione viennese, fu giudicato osceno da pubblico e critica.

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